E va bene, te lo confesso. Non ho fatto l'Erasmus e probabilmente andrò all'inferno per questo, nel girone dei rimpianti. Però mia sorella un anno a Parigi se l'è fatto e credo abbia influito non poco sulla mia apertura mentale. Una delle cose per cui la ringrazierò per sempre è la scoperta dei Louise Attaque.
Non hai mai sentito parlare dei Louise Attaque? Non ti preoccupare, è normale perché in Italia non circolano i loro cd né i loro video erano su MTV (quando su questa rete ci si occupava addirittura di musica. Pazzi). E poi hanno quel difetto che proprio non possiamo perdonare: cantano in Francese.
Già, non sono stati furbi come i Daft Punk o i Phoenix. Questi sfrontati, oltre che avere il nome di una donna per cui ci immaginiamo che l'album sia una lagna in stile Carla Bruni, si prendono la libertà di cantare addirittura nella loro lingua e per questo restano più o meno relegati all'interno delle isoglosse francofone senza poter davvero sbarcare in Italia e nel resto del mondo.
Grazie alla produzione di Gordon Gano dei Violent Femmes (il geniale gruppo punk-acustico americano) i Louise creano nel 1997 un disco che resta tutt'oggi uno dei migliori della storia della musica francese (ed europea). Il disco parte con una rullata energica e una cassa in 4/4 che ti farebbe ballare anche se ti fosse appena morto il gatto. La canzone, Amours, prosegue con una serie di schitarrate acustiche che, più che punk, ti ricordano certi gruppetti acustici di strada che si incontrano tra le vie di Parigi che suonano come se l'intensità delle loro pennate fosse direttamente proporzionale ai soldi che vorrebbero finissero nel cappello. Questa attitudine punk-gitana prosegue con J't'emmène au vent e la puoi incontrare anche in Les nuits parisiennes o Vous avez l'heure. La voce, finalmente non alla Serge Gainsbourg, è spesso urlata, isterica, volutamente singhiozzante e comunque ben interpretata. I testi di Gaëtan Roussel parlano spesso di Parigi e delle cose meravigliose che accadono nella città senza trascurarne le contraddizioni e l'ipocrisia dei suoi cittadini (Lea e Ton invitation). Le parole si fanno spesso amare, crude e disincantate raggiungendo livelli poetici difficili da sentire in altri album contemporanei
Arrache-moi les yeux que je ne puisse plus voir / Arrache-moi les mains que je ne puisse toucher / Arrache-moi les ongles la douleur jusqu'au bout des doigts / Arrache-moi le coeur que je ne puisse plus avoir peur(Strappami gli occhi perché non possa più vedere / Strappami le mani perché non possa più toccare / strappami le unghie, il dolore, fino alla punta delle dita / strappami il cuore perché non possa più avere paura)
Il disco resta uno dei più venduti nella storia del rock francese e secondo , Philippe Manœuvre è tra i 123 dischi più importanti della storia della musica francese.
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