sabato 29 dicembre 2018

Animali Fantastici della Bassa: La Gòsa

La Gosa (Dal Bestiario Podiense di S. Scansani e M. Setti)

Descrizione: faccia da gatto, doppia fila di denti (come negli squali), antenne piumate e movibili sul capo (simili al pavone), occhi rossi che le consentono un campo visivo a forma rotonda, zampe posteriori palmate (come un rospo), cresta cartilaginea sul dorso, corpo da anellide, coda potente e biforcuta.
Habitat naturale: fossi, stagni, maceri e soprattutto pozzi.
Verso: incrocio tra un miagolio di gatto e un grugnito di maiale.
Alimentazione: insetti, piccoli pesci e frutta lasciata a rinfrescare nei pozzi.
Aneddoti: Si narra che un esemplare sia stato ucciso da Guidon da Ovara nel 1644. Questo era intento a sistemare la vite di lambrusco vicino a un fosso dal quale emerse una Gosa. Guidon, che aveva già in mano il palo per la vite trafisse la bestia. Si racconta che in quel posto dove la Gosa si accasciò non crebbe più erba per trent'anni.  In quel posto medesmo non crebbe filo d'erba per trent'anni. [Da Bestiario Podiense di S.Scansani e M. Setti]

mercoledì 10 ottobre 2018

Che bandiera mi metto oggi?

Allora mi è venuto in mente di fare un gioco. Immagino di essere me stesso ma con lo stesso orgoglio di appartenenza di un canadese. Quali bandiere dovrei esporre al mio balcone? Invece di esporre le bandiere del Canada e del Quebec e di chissà cos'altro esporrò al mio balcone di casa le MIE BANDIERE. Vediamo un po' quali dovrebbero essere...


Come prima bandiera potrei esporre questa. Del resto faccio parte dell'Unione Europea e se dovessi fare un azzardatissimo parallelismo con quelle che ho visto in Canada questa si dovrebbe un po' avvicinare alla bandiera con la foglia d'acero. E la cosa ancora più assurda è che negli Stati Uniti il suo corrispettivo sarebbe proprio la bandiera a stelle e strisce, solo che i sensi di appartenenza sono diversi. Chi di noi è così legato alla bandiera blu con le dodici stelle? Che sia ancora troppo presto per sentirla nostra?


Il tricolore italiano è un po' più scontato. Quando ero piccolo non capivo perché qualche pazzo esponesse la bandiera italiana anche non in prossimità dei Mondiali di calcio. L'idea che qualcuno potesse essere patriottico a prescindere dal calcio e senza avere idee fasciste mi stupiva molto. Per fortuna con la Resistenza si dà un nuovo valore al tricolore. Ma esiste il patriottismo oggi? Io intanto la appendo al mio balcone virtuale.



Questa NON E' LA BANDIERA DELL'EMILIA. A quanto pare questa è una bandiera inventata dalla Lega Nord e che Wikipedia ha preso per buona e presentandola a tutti come vera (questo articolo lo spiega). La verità è che l'Emilia non ha una bandiera perché non ha mai avuto uno Stato unitario tutto per sé ma è sempre stata divisa in diversi ducati e staterelli. Wikipedia ci potrebbe dire: "Se non ce l'avete una bandiera inventatevela. Non prendetevela con me". Proverò a farlo, anche perché questa è davvero brutta. In mancanza d'altro potrei esporre quella della Regione Emilia-Romagna...


Ecco, in mancanza di una bandiera emiliana esporrò al mio balcone virtuale la bandiera della Regione Emilia-Romagna. In bellezza non ci ho guadagnato nulla, del resto è solamente il logo dell'istituzione e non una bandiera storica. Non è neanche male l'idea di una stilizzazione della forma della regione ma non è sufficiente e non istilla di sicuro un senso di appartenenza.  


Infine ho scelto di non esporre la bandiera di Modena perché, pur essendo nella sua provincia, mi sento appartenente a una zona più particolare del suo territorio: la bassa modenese. Non esiste una bandiera della bassa modenese anzi, ci vorrebbe una bandiera di tutte le basse padane (e in questo articolo ho provato a unirle in un'unica regione). Per i paesini della bassa modenese si sono uniti in un'Unione di Comuni detta Area Nord e questa è la sua bandiera. 

lunedì 17 settembre 2018

Il Canada ovvero la terra delle bandiere

Ho trascorso 17 giorni in CANADA questa estate, in particolar modo in Ontario e in Quebec. La prima cosa che mi ha colpito, appena messo piede sul suolo canadese, era la presenza di bandiere ovunque. Quasi ogni casa, ogni balcone, ogni palazzo istituzionale possiede dalle 3 alle 5 bandiere esposte con fierezza e questo mi ha un po' sconvolto.
Ora, prova a pensare di andare all'estero per un po' e di ritornare in Italia e vedere che ogni tuo vicino di casa ha esposto il tricolore, la bandiera dell'Europa e quella della sua regione (a meno che tu non sia siciliano o sardo ti starai chiedendo qual è la bandiera della mia regione? Ha una bandiera la mia regione?). Non sarebbe strano? Non resteresti esterrefatto davanti a tutta quella fierezza nazionale (fierezza non "novecentesca", intendiamoci)? Non resteresti a bocca aperta davanti a quell'orgoglio di appartenere all'Europa Unita? Non saresti un po' impreparato di fronte a quel vanto autoctono dei tuoi corregionali? Non sarebbe, almeno un po', bello?

Ecco le bandiere che ho visto ai balconi canadesi:


Indubbiamente è una delle bandiere nazionali più originali e moderne. I colori sono visibili a chilometri di distanza e la foglia di acero è una recentissima e riuscita idea che accomuna un po' tutti i territori del Canada (spesso così diversi anche etnicamente). A Toronto e nei dintorni quasi tutte le case avevano la bandiera bianco-rossa esposta. Un patriottismo che in Italia è praticamente inesistente. 


In Quebec si può trovare ancora qualche bandiera con la foglia di acero ma sono davvero molto rare. La bandiera "nazionale" è quella bianco-blu con i quattro gigli francesi. I quebecois si sentono per la maggior parte quebecois e non canadesi. In Europa potrebbero essere paragonati ai baschi o ai catalani. Hanno origini diverse dagli altri canadesi, parlano francese e non inglese e il loro cordone ombelicale li lega alla Francia piuttosto che al Regno Unito. 

Questa bandiera l'ho vista esposta ovunque a Montréal, spesso con sotto la scritta "Montréal fiere de ses racines autochtones" ovvero "Montréal fiera delle sue radici autoctone". Il giglio blu rappresenta la radice francese, la rosa quella inglese, il trifoglio quella irlandese e il cardo quella scozzese. La croce cristiana in mezzo. Strano come usino il termine "autoctono" per indicare radici non autoctone. 


Non è una banale bandiera francese, è la bandiera degli Acadiani ovvero coloro che derivano dai primi coloni francese del Quebec (il quale era chiamato Arcadia e da qui Acadiani senza "r"). La loro storia è molto interessante e gli abitanti del Quebec ne sono molto orgogliosi. Ci tengono a ribadire le loro origini non inglesi e il loro legame con l'ex patria Francia. 


No, non è la bandiera della pace che molti esponevano ai balconi italiani per la guerra in Iraq. Si tratta della bandiera LGBT creata nel 1978. In Canada la questione gay è molto sentita e il Gay Pride di Montréal (orgogliosamente tradotto con Fierté Montreal) è uno dei Gay Pride più famosi e meglio inseriti nel contesto urbano. Si tratta di una festa molto sentita anche dalla popolazione etero e molti balconi, anche istituzionali, sventola la bandiera arcobaleno. 





mercoledì 27 giugno 2018

Ci sono due ciclisti belgi e un italiano...

San Possidonio (MO) il 26 giugno 2018. Una coppia in bicicletta, trainano due portapacchi con sopra le bandierine del Belgio sventolanti.


Io: Where are you going?

Loro: In long term?

Io: Yes

Loro: We star the trip in Solovenia, now Italy and then France and Spain.

Io: ah, good... EuroVelo 7.

Loro: Yes, and this evening we stop in Quistello.

Io: Ok. Bonne voyage!

Loro: Merci.


Questa è l'Europa.

Le Caselle: come si dà dignità alle case abbandonate?

L'altro giorno siamo andati a fare un giro a piedi sull'appennino modenese, nelle vicinanze di Fanano. Sono tanti i motivi per cui sento la necessità di fare un'escursione ogni tanto: mi piace camminare lentamente, mi piace stare in mezzo agli alberi, mi piace scoprire posti che con un'auto e un po' di fretta non avrei mai scoperto
Ma la cosa che amo di più dell'appennino sono le case abbandonate. Non ti so dire perché il mio cuore si senta in pace con se stesso quando vedo una casa abbandonata, quando vedo le pareti costruite di semplici pietre appoggiate una sull'altra senza nessuna calce in mezzo, quando vedo i tronchi levigati che servivano da travi, quando capisco la logica dei pochi spazi di quelle abitazioni montanare. 


Siamo stati in un borgo vicino a Fanano che si chiama Le Caselle. Il posto è stato abbandonato nel dopoguerra ma non mi importa, cioè non mi importa la vera storia che c'è dietro a Le Caselle, la storia economica della zona, l'emigrazione, le frane... In quel momento, invece di fare un pensiero socio-economico sullo spopolamento dell'appennino ho pensato a questo: che le case abbandonate sono proprio come i vecchi
I vecchi arrivano in fondo alla loro vita e si siedono su una sedia a guardare la gente che passa. Sono ormai i resti di una vita lunga e piena di storie e aneddoti che noi non sapremo mai. Si siedono lì e non pretendono di essere belli, nemmeno di essere utili. A volte sono un po' ingombranti per il resto della famiglia ma in realtà, nella maggior parte dei casi, i vecchi non chiedono nulla se non vederti passare. Eppure, come ben saprai, molti di loro finiscono nelle case di riposo, troviamo imbarazzante il loro contatto con la nostra vita, abbiamo il terrore di diventare proprio così. Facciamo di tutto per non invecchiare, ormai si sa, sto dicendo una banalità.


Per Le Caselle e per tutte le case abbandonate è la stessa cosa. Sono pezzi di storia lasciati lì al loro destino, sono muri fermi e immobili da decenni che guardano le persone che passano, che raccontano loro una piccolissima parte della loro vita. 
In quel momento ho cominciato a fantastica come al mio solito e ho pensato: perché non ridare dignità a questo luogo, ristrutturarlo tutto, farci un sito turistico in cui in ogni casa c'è una bottega di un artigiano. Verrebbero mostrati ai turisti la bottega di un fabbro, di un falegname, un forno che fa i prodotti di una volta e così via. Guardare al passato in chiave moderna e turistica
Ma è questo dare dignità a un luogo abbandonato?



Mentre giravamo per il borgo, mia moglie ha messo la mano sullo stipite in legno di una finestra e mi ha detto: "Stavo pensando a quante volte le persone di questa casa hanno appoggiato la mano su questa finestra". In quel momento mi sono sentito un po' stupido e irrispettoso verso quegli abitanti di montagna e ho capito che il modo migliore per dare dignità a quel luogo è lasciarlo stare, aspettare che il tempo passi e corroda le travi e faccia crollare i muri. Ascoltare quello che le pietre e gli stipiti hanno da dire finché sono ancora in piedi per dirlo. E poi, quando è ora, lasciarli andare. 
Senza demolizioni, senza ricostruzioni, accettare che il tempo passi e che invecchi le cose.

Almeno credo. 

martedì 6 febbraio 2018

Guida EuroVelo 7 Emilia: Rocca di Roffeno (Castel d'Aiano)

Il piccolo paesino di Rocca di Roffeno è il primo centro abitato del bolognese che incontriamo sulla EuroVelo 7. Pur restando sotto il Comune di Castel d'Aiano, la località ha una identità chiara, una suo pro loco e un sito ben curato per presentare ai turisti il territorio.

l'Abbazia di Santa Lucia di Roffeno

Monzone, dove trascorreva l'estate Giorgio Morandi (foto da piccolacassia.it)


La piccola Rocca di Roffeno è databile intorno all'anno mille ed era probabilmente un possedimento matildico. La rocca vera è propria ovvero il castello attualmente non c'è. Si presume possa essere stato nel nucleo trecentesco di Monzone e che si collegasse fino alla torre di Poggiolo. Monzone, tra il 1934 e il 1938, era la dimora estiva di Giorgio Morandi e qui trasse ispirazione per alcune opere. Questo paese era principalmente formato da case-torri che tutte insieme costituivano, assieme a delle mura, il castello. Anche tutti i nuclei abitativi limitrofi sono costellati di case-torri tra cui La Valle (1500), La Palazzina (1700) Il Palazzo (1200/1300), la Civetta (1300), la Torretta a Lavacchio (1500) e Monterocca sopra Rocca di Roffeno, come torre di vedetta. La Chiesa Parrocchiale di San Martino di Tours è invece ancora visitabile a valle del paese e risale al 1700, edificato sulla preesistente pieve romanica di Santa Maria. La "Deposizione" di Dionisio Calvaert e una "Madonna con Bambino" dello Spagnoletto impreziosiscono la chiesa. Ma ciò che la rende davvero unica è il tabernacolo ligneo del 1486, il più antico in tutta l'arcidiocesi di Bologna. In pochi chilometri si può raggiungere l'abbazia di Santa Lucia di Roffeno, all'epoca sotto le dipendenze di quella di Nonantola. Fu fondata in una data incerta dai monaci benedettini per dare ristoro e alloggio ai pellegrini che percorrevano a piedi la via Romea Nonantolana (ripercorsa in buona parte dalla nostra EuroVelo 7). La fama e la potenza di questa piccola abbazia fu ragione di dispute tra Modena e Bologna ma nonostante ciò nei secoli venne abbandonata. Solo negli anni '50 fu ricostruita.

PER DORMIRE. Agriturismo La Fenice (via Santa Lucia 29, Castel D'Aiano, tel. 051919272) - Agriturismo La Rocchetta (via Monterocca 68, Castel D'Aiano, tel 051912815) - Agriturismo La Piana dei Castagni (via Lusignano 11, Castel D'Aiano, tel 051912985) - B&B Calzolari Lea (via Civetta 6, Castel D'Aiano, tel 051912738) - B&B La Maison (via MonteRocca 21, Castel D'Aiano, tel 3382981821)

PER MANGIARE. Osteria Santa Lucia (via Santa Lucia 10, Castel D'Aiano, tel 051912912) - Ristorante Pizzeria La Rugiada (via Passo Sella 1, Castel D'Aiano, tel 051912820) - Pizzeria La Tavernetta (via Monterocca 22, Castel D'Aiano, Tel. 051912774) - Agriturismo La Fenice (via Santa Lucia 29, Castel D'Aiano, tel. 051919272) - Agriturismo La Rocchetta (via Monterocca 68, Castel D'Aiano, tel 051912815) - Agriturismo La Piana dei Castagni (via Lusignano 11, Castel D'Aiano, tel 051912985)

EVENTIFesta del Borlengo (metà giugno) - Gran Concerto per Fuochi D'Artificio (metà luglio) - Giro Podistico Due Castelli (fine luglio) - Festa Della Gnocchina Fritta (crescentine fritte, fine agosto) - Festa del Voto (Processione da S. Lucia alla chiesa parrocchiale con la statua della Madonna, fine agosto) 

DA NON PERDERE. Le querce giganti in località Casigno (Palazzina-Caselluccia-Erbinosa) - l'Abbazia di Santa Lucia di Roffeno, i nuclei di Monzone e Ca' Masina - Guardare, se non partecipare, a una gara podistica come la "2 Castelli", ormai tradizione di questo paese. 

mercoledì 24 gennaio 2018

Guida EuroVelo 7 Emilia: Zocca e le sue frazioni

Zocchetta, La Serra, Verrucchia, Lame, Montetortore, Serra Sarzana...Tutti nomi mai sentiti prima da chi non frequenta l'Appennino modenese abitualmente. Ma la ciclovia EuroVelo 7 attraversa quasi tutte le piccole frazioni e località di Zocca che si inanellano una dopo l'altra appena usciti da Parco dei Sassi di Roccamalatina. Dopo questa tappa importante entreremo nel territorio del bolognese.

Segnaletica di Zocca con le dediche dei fans di Vasco Rossi
Spadellatori che cuociono le castagne alla Sagra delle Castagne di Zocca (foto sagreinemilia.it)

STORIA. Il nome potrebbe derivare da "zòca" ovvero ceppo, come la ceppaia di castagni che veniva utilizzata per il mercato. Nel più antico documento di Zocca il duca di Ferrara Borso d'Este concedeva infatti nel 1464 la possibilità di tenere un mercato qui due volte al mese. Il duca di Ferrara aveva dominio qui per volere dell'imperatore Federico III e forse grazie alla lontananza del duca Zocca ha sempre goduto di una certa autonomia. Divenne "comune" nel 1815 sotto Napoleone ma poi fu di nuovo declassato durante la Restaurazione a "Commissariato Politico e Giusdicenza". Questo creò un grande risentimento negli zocchesi e molti di loro si affiliarono alla Giovane Italia e furono condannati al carcere. Durante la Seconda Guerra Mondiale il centro di Zocca fu distrutto e rapidamente ricostruito.

Montecorone, Zocca (foto di Primo Masotti)

DOVE DORMIRE. Agrituristo Ca' Monduzzi (via Vignolese 1130/d, Zocca, tel 059 986206) - Antica Locanda La Canonica (via Borgo Antico 168/C, 41059 Montalbano di Zocca, tel 059 986796) - Campeggio Montequestiolo (via Montequestiolo 184, Zocca, tel 059 986800) - B&B Da Pierino (via Lastrelle 1509, Montese, tel 059 985077) - Hotel Panoramic (via Tesi, 690, Zocca, tel 059 987010) - Albergo Ristorante Jolly (via della Pineta 20/22, Zocca, tel 059 987052)

DOVE MANGIARE. Acqua Solforosa (via Calizzano 924, Zocca, tel 059 989063) - Ristorante Ginevra (via Vignolese 3323, Montecorone di Zocca, tel 059 987075) - Trattoria La Zocchetta (via Santulini, 1047, Zocca, tel 340 057 1172) - Agrituristo Ca' Monduzzi (via Vignolese 1130/d, Zocca, tel 059 986206) - Antica Locanda La Canonica (via Borgo Antico 168/C, 41059 Montalbano di Zocca, tel 059 986796) - Albergo Ristorante Jolly (via della Pineta 20/22, Zocca, tel 059 987052) - Osteria Dal Cinon (viaTesi 1268, Zocca, tel 059 986587) - Pizzeria L'Aquila (via Tesi 937, Zocca, tel 059 987512) - Trattoria La Fogna (via Tesi, 2805, Zocca, tel 059 987343) - Osteria del Santuario (via Santuario 327, Zocca, tel 059 987989) - Ostariaza (via Porrettana 2242, Zocca, tel 059 987334) - Ristorante Il Podetto (via Porrettana, 4998, Zocca, tel 059 985077) - Pizzeria Bar Panicoteca Guru2002 (via Tesi 1109E, Zocca, tel 059 987441)

EVENTI. La Magnedalonga (passeggiata a Zocca alla scoperta di antichi sapori, settembre) - ArtInWood (esposizione di opere d'arte ispirate e integrate alla natura, settembre) - Poesiafestival (qui come negli altri paesi collinari, settembre) - Sagra della Castagna e del Marrone di Zocca (ottobre) - Fiaccolata Zocca-Montalbano (tradizionale fiaccolata con cena, dicembre) - 

DA NON PERDERE. Il Santuario della Madonna di Verrucchia (nella frazione Ròsola, voluta dalla famiglia Verrucchi e sito di un'apparizione della Madonna a una pastorella - il ramo di biancospino dove su quale è apparsa è conservato nella chiesetta) - il Bosco delle tane (bosco con numerose cave naturali, la "tana del gatto mammone" divenne anche un bunker durante il secondo conflitto) - Oratorio della Madonna della Riva (situato a Monte della Riva, un po' fuori mano ma con un incantevole panorama e una grande festa dell'Ascensione - Museo del Castagno e del Borlengo (in località Le Lame).

Vasco Rossi al Bar Bipap di Zocca nel 2014

PELLEGRINAGGIO PER I FAN DI VASCO. Zocca è il paese natìo di Vasco Rossi e per questo il nome di questa località è famoso un po' in tutta Italia. Qui ogni anno i fans di Vasco si radunano e organizzano eventi dedicati al loro idolo o più semplicemente vengono a visitare i loro luoghi di culto. La casa di Vasco Rossi, in via Divisione Tridentina, è la prima tappa obbligatoria. Altri luoghi sono il Bar Bibap (a quanto pare ancora frequentato da Vasco, come si vede in questo video), Bar Trieste (Bar di Mario Persici, storico amico, appena sotto la casa natale di Vasco), la Scuola di Musica Massimo Riva e Punto Radio (la radio che fondò Vasco che si trovava in via Monte della Croce a Montombrano e poi a Zocca nel Residence Giuliana.